Occasione Valutazione Opere d'Arte Vavuso Salerno

''...Ed eccolo Vavuso che brucia i residui, ecco che ne frammenta e ne accorcia le tracce scompigliando le pagine del libro che dovrebbe contenere un sapere ormai inutile''

Da Philippe D'Averio ad Adelinda Allegretti, da Michele Sessa a Franco Bruno Vitolo; da loro viene la critica d'arte sulle opere principali del maestro Vincenzo Vavuso, una valutazione che rientra in un dialogo continuo con la critica, che resta una fonte d'ispirazione, una relazione costruttiva, una necessità per ogni artista contemporaneo.

Senza allontanarsi dalla linea di ricerca che investiga il discrimine tra natura e cultura, intensifica nell’immaginario la rappresentazione palpitante della sua rabbia, che contrasta con il silenzio dell’acquiescenza, già trattato esemplarmente nel libro d’arte “Rabbia e Silenzio”, Cervino Ed. Le opere dedicate a “La Città” sono pittosculture, sempre a tre dimensioni, da parete o da piedistallo, oltre ad esemplari di caratteristiche monumentali, in cui la comunicazione, “cum unica actione”, sollecita a diventare operativi per riconquistare dimensioni umane. L’arte è impegnata quindi a dare un volto responsabile alla globalizzazione, in cui fermentano ignoranza e superstizione fanatica. Con questa più recente rassegna dedicata a Salerno che s’infutura, l’artista, alludendo chiaramente ai drammi della nostra società, esalta l’essenza della vita, valore unico e irrinunciabile.

" più del nero di questo mondo senza pace non riesco a trovare segnali forti di valori umani. Squilibri, disuguaglianze, povertà, malessere, rapporti umani e sociali in crisi abissale… e il dolore, impotente, cresce a dismisura, si condensa ed esplode nella rabbia. Per diventare un dolore potente.

La mia rabbia si concentra nelle forme dell’Arte come aspirazione all’Armonia. Il mio desiderio di ripristinarla diventa più forte ed irrinunciabile, dove l’umana essenza è vilipesa dalla corruzione, dalla prevaricazione, dall’ignoranza arrogante e violenta.

In questa apocalittica allegria di naufragi, vorrei richiamare l’attenzione sulle emozioni celate dalle immagini, più che dalla parola.

Le mie opere, alcune prive di tela, sono caratterizzate da bruciature, squarci, lacerazioni, rotture e portano i segni della Cultura, dell’Arte, della Dignità calpestate, schiacciate, stritolate, umiliate.

Non voglio aggiungermi al coro dei comuni lamenti fini a se stessi, ma il mio grido, di delusione, di rabbia, di dolore, vuole essere un grido di amore e di speranza verso ciò che potrebbe essere e che invece è nascosto e soffocato dalla polvere della polvere.

E sogno … sperando che dal nero emerga finalmente il bianco!

Il coraggio illumina e può spingerti oltre il pensiero stesso! Sono un solitario e non voglio adeguarmi a questa società povera di sentimenti, fondata sul potere del Danaro, dell’Indifferenza, dell’Incultura.
Vado avanti comunque, perché credo in ciò che voglio e che sogno. Follia? Non lo so. Ma certamente un’arma contro quest’orribile pochezza che mi circonda! Ho vissuto d’Arte, mi nutro del Fuoco dell’Arte e crederò nella forza del suo Sogno,
in nome della Speranza dell’Uomo, fino a quando l’ultimo barlume di luce non spegnerà i miei occhi. "


VINCENZO VAVUSO

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