La costruzione (globalizzata) dei fatti. Bevete tranquillamente il vostro caffè al mattino - Diba 70 distributori professionali, rassegna stampa Siena

La costruzione (globalizzata) dei fatti. Bevete tranquillamente il vostro caffè al mattino - Diba 70 distributori professionali, rassegna stampa


La notizia è che il Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Pisa organizzerà corsi di grammatica per i suoi studenti, per cercare di arginare l'impoverimento - anche grammaticale - della scrittura. Da anni, in centinaia di testi o di colloqui orali ho incontrato diffusamente la scomparsa del ragionamento ipotetico-deduttivo. Conseguenti sono confusi e scambiati con antecedenti. Come cerco di dire loro, le conseguenze sostituiscono le premesse. Gli effetti diventano cause. Le deduzioni si scambiano con le osservazioni (i dati scientifici). I fatti, le osservazioni si dissolvono nell'organizzazione del ragionamento. Nel migliore dei casi, fatti e conseguenze dei fatti si confondono indistintamente.

In seguito compare la notizia che "prendere il caffè al mattino potrebbe non essere una buona idea". Faccio, un po' come d'abitudine, un passo indietro (purtroppo, "un solo passo indietro") e vado alla fonte citata. Mi fermo (anche nella fretta della fruizione delle notizie online) all'autorevolezza del Washington Post. In genere, faccio un ulteriore passo indietro per capire lo studio che sarebbe alla base della notizia. L'autorevolezza del Washington Post e il poco tempo mi fanno decidere, in questo caso, che sarà stato pubblicato un nuovo studio che ha dimostrato i due "fatti" nuovi, al netto del resto, che sono riportati.

La caffeina riduce (ho intenzionalmente evitato il condizionale che, invece, sarebbe d'obbligo) il picco secretorio del cortisolo, il cosiddetto "ormone dello stress". Questo picco invariabilmente si presenta ogni mattino nelle ore a cavallo del risveglio. Prendere un caffè al mattino ridurrebbe questa secrezione spontanea, riducendo la naturale capacità (') di questo ormone di promuovere la vigilanza. Inoltre, i livelli elevati di cortisolo al mattino indurrebbero il fenomeno della tolleranza alla caffeina (la necessità di assumere quantità progressivamente maggiori per beneficiare degli stessi effetti). Questo il secondo "fatto" nuovo.

Con più calma e tempo sono ritornato sulla questione ed ho cercato lo studio che avrebbe dimostrato tutto quello che è stato raccontato in modi diversi dai media di mezzo mondo. D'altra parte, questo tipo di ricerca è parte quasi quotidiana del mio lavoro come uomo di scienza. Non l'ho trovato immediatamente, come mi succede solitamente in questi casi. Ho impiegato un po' di tempo, andando indietro negli anni (è più difficile essere certi che una cosa non sia mai esistita, piuttosto che trovare una cosa che esiste). Semplicemente, quello studio non esiste, né recentemente né in anni più remoti.

Non riuscendo a credere a quello che mi stava davanti, ho cercato di ricostruire come è nata la notizia. Questo è relativamente facile. Per cui la ricostruzione necessariamente incompleta - ma sufficientemente chiara - è la seguente. Nel 2013 un blog di divulgazione di neuroscienze, come centinaia disponibili in rete, pubblica un articolo semiserio sull'effetto della caffeina sul cortisolo. Il senso del blog era rivolto alla comunità scientifica, nota per essere popolata da accaniti consumatori di caffè, con l'esplicito invito a decidersi a studiare il fenomeno... nonostante la passione per il caffè. Più recentemente, un canale di divulgazione popolare su Youtube, in maniera leggera ripropone la "notizia". Bizzarramente, i media che ho verificato hanno costruito gli articoli in modo diverso per quanto riguarda le fonti, cioè il nuovo studio che dimostrerebbe quello che si racconta.

Qualcuno ha glissato semplicemente la questione, rimandando ad un precedente articolo giornalistico o a uno studio che - semmai - dimostra effetti benefici della caffeina. Qualcun altro ha fatto riferimento al blog semiserio del 2013. Qualcun altro ha chiaramente indicato come fonte il canale video su Youtube. Un po' si comprendono queste diverse scelte, perché lo studio - d'altra parte - non esiste.

Come sanno i grandi bugiardi, le migliori menzogne sono quelle che infarciscono il racconto con quante più cose vere possibili. Così hanno fatto l'articolo sul blog del 2013 e allo stesso modo il video su Youtube. Il cortisolo, come la maggior parte degli ormoni, viene secreto spontaneamente ogni 24 ore, con dei massimi e dei minimi livelli sempre alle stesse ore. Il picco massimo - è noto da molti anni - è invariabilmente nelle ore mattutine a cavallo del risveglio. La disciplina che si occupa di queste variazioni periodiche delle funzioni biologiche è la cronobiologia. Così come da alcuni anni si sta progressivamente sviluppando una nuova disciplina, la cronofarmacologia, che si occupa dell'identificazione dei momenti del giorno in cui si massimizzano gli effetti dei farmaci e, più in generale, delle sostanze attive sul sistema nervoso, come la caffeina.

È noto da decenni il meccanismo della liberazione del cortisolo in condizioni di stress, così come è noto il suo ruolo nelle risposte di "fight or flight". Così noto e consolidato che viene chiamato quasi sempre "ormone dello stress". Meno evidente e consolidata la nozione che determini direttamente un incremento dei livelli di vigilanza. Al mattino, come si potrebbe impropriamente dedurre dai massimi livelli di secrezione spontanea di cortisolo, non abbiamo degli alti livellli di vigilanza. Semmai abbiamo esattamente il contrario. Le prime fasi dopo il risveglio sono contrassegnate da un periodo di circa 30 minuti di ridotta efficienza nella maggior parte delle funzioni, cognitive e motorie.

Questo fenomeno, ampiamente studiato, si chiama "inerzia del sonno". Da decenni, studiosi in molte parti del mondo stanno lavorando all'identificazione di contromisure per contrastare questo fenomeno. Un ambito specifico di questi studi è quello che riguarda i militari e gli astronauti. Il rimedio "definitivo" non è stato ancora identificato. Di sicuro, uno delle alternative valutate e studiate è stata l'assunzione di caffeina (in dosaggi molto maggiori di quelli contenuti in una tazza di caffè). Con effetti positivi sulla vigilanza, anche se non si riescono completamente ad annullare gli effetti negativi dell'inerzia del sonno.
Il caffè, quindi, non determina una riduzione dell'ipotetico effetto "risvegliante" del cortisolo, semmai agisce esattamente al contrario. È uno dei pochi rimedi "naturali" per i quali è stata ripetutamente dimostrata la capacità di indurre un aumento di vigilanza.

Spero che almeno la notizia del Corriere sui prossimi corsi di grammatica all'Università di Pisa sia vera. Mi chiedo se si rivelerà davvero utile per gli studenti di Giurisprudenza di quell'Universitá. In questi anni, mi sono interrogato ripetutamente su quali fossero le cause della scomparsa del ragionamento deduttivo. La "facile" spiegazione dello scadimento della formazione liceale e media superiore non mi ha mai convinto completamente. Troppo diffuso, troppo trasversale a regioni diverse di provenienza e a storie di liceo diverse per essere la spiegazione principale. Mi sono chiesto quale fosse la spiegazione generazionale dell'inversione delle deduzioni con le osservazioni, delle ipotesi con i fatti.

Comincio a temere che la piccola storia che ho raccontato c'entri qualcosa. La costruzione di "fatti", basandosi su congetture quasi certamente non vere o, quanto meno, non verificate, sembra la madre (o una delle madri) della scomparsa del ragionamento ipotetico-deduttivo, che incontro da anni in così tanti studenti universitari. La storia dell'indesiderabilità del caffè al mattino ha raggiunto, probabilmente, milioni di persone nel villaggio globale (io ho controllato solo il passaggio online e solo su siti in lingua italiana e inglese). Una storia, come forse numerose altre, in cui ci si abitua a considerare congetture al pari dei fatti o, peggio, prevalenti sui fatti. Se mi è consentito, mi sembra qualcosa di molto più preoccupante di cui occuparsi dell'effetto negativo (e falso) del caffè sulla vigilanza al mattino.

Luigi De Gennaro
Psicofisiologo, esperto di disturbi del sonno
huffingtonpost

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